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  • Immagine del redattoreAnna

Le 5 'P' della performance più una

Ho trovato in rete (proprio qui) 5 ‘P’ della performance che si applicano benissimo al canto e quel magico e difficile momento in cui si esce dal proprio studio per presentarsi al pubblico. Eccole qui, con una breve descrizione e qualche spunto di lavoro, soprattutto per chi canta da poco.


1. POSTURE: una posizione corretta ed espansiva del corpo ci consente di trovare sicurezza e presenza. Ne ho già parlato in questo post, in cui appare chiaro come trovare la giusta postura non sia cosa da fare all’ultimo momento, quando già abbiamo messo il piede sul palcoscenico, ma piuttosto un lavoro preparatorio che va di pari passo con lo studio. Aggiungo che il nostro atteggiamento del corpo e del viso deve essere sempre funzionale all’esecuzione: ...l’immagine deve essere trasmessa dall’artista al pubblico già dalla prima parola, dalla prima nota. Lo stato d’animo si deve percepire fin da subito. Questo dipende in parte dall’atteggiamento e dall’espressione del viso che il cantante assume giù durante il preludio, suscitando anticipatamente nel pubblico l’interesse per la musica e la poesia che ascolteranno. (Lilli Lehmann, Meine Gesangkunst 1922)


2. PREPARE: nel nostro pensiero c’è tutta la preparazione necessaria. Prima ancora di produrre il suono ne pensiamo infatti altezza e colore e il canto ‘accade’ perché lo desideriamo con la nostra mente, mentre fantasia e creatività elaborano i dati raccolti dal nostro orecchio. Lo dice benissimo Elly Ameling qui, think before you sing!



3. PERFORM: è il tempo della concentrazione e del rimanere nella zona del qui e ora, del momento presente. È la ragione di tutti quei passi fatti in precedenza, il momento della magia, dell’espressione e della comunicazione.


Per aggiungere una P, questa volta italiana, potrebbe anche essere il momento in cui si manifesta la PAURA! Niente di più terribile durante un’esecuzione che sentire montare dal corpo, spesso all’improvviso, quella sensazione che paralizza il motore stesso del canto, la respirazione!

Un consiglio molto pratico istantaneo e uno più generale, in parte conseguente, su cui riflettere, a luci del palcoscenico spente.


Concedere alla paura un tempo limitato, diciamo 5 secondi e non più di 5, poi reagire trasformando quell'energia potenzialmente negativa in forza espressiva.

Il terrore fu improvviso, angosciante e così vero. Ero cosciente di dover reagire e presi una decisione: che la paura facesse il suo corso o che si impadronisse di me, ma solo per cinque secondi. Tanti gliene concessi e iniziai a contare: 1... 2... 3... 4... 5... e mi passò.

...così diceva Jack, personaggio della serie televisiva Lost. :)


Lui era, anche se nella fiction, un medico. Potrebbe essere molto utile per noi musicisti e cantanti ricordare che sul palcoscenico non solo, evidentemente, non abbiamo responsabilità di vita o di morte, ma addirittura siamo semplicemente degli intermediari tra il compositore/poeta e l’ascoltatore. Sì, quasi come degli agenti immobiliari, abbiamo il compito di mettere in luce gli oggetti del nostro portfolio, non di vendere le nostre proprietà; siamo dunque dei ri-creatori e per questo il nostro compito è relativamente importante. Concentrati su questo fatto e non ci sarà posto o tempo per la paura del palcoscenico. Analizzati e controlla se per caso pensi di essere troppo importante e troverai la giusta via di mezzo! (Elly Ameling)

(Di come e quanto il nostro ego, l'essere profondo e la nostra arte abbiano posto nell'espressione cantata vorrei parlare più approfonditamente in un prossimo post.)


4.PRIDE, l’orgoglio e fierezza, ovvero comunque vada stai facendo un lavoro eccezionale. Suonare uno strumento o cantare professionalmente è una grande conquista, farlo di fronte al pubblico è un’impresa importante e degna di merito. Durante la performance non c’è spazio per esprimere disappunto se qualcosa è andato storto; il sorriso davanti agli imprevisti è il miglior modo per dimostrare che siamo i primi a goderci il momento e per continuare a comunicare con gli ascoltatori senza lasciarci portar via dal perfezionismo. Se abbiamo costruito un buon legame con il pubblico sin dall’inizio, possiamo avere fiducia che le piccole imperfezioni ci saranno perdonate. Ancora Elly Ameling: gli ascoltatori vogliono essere commossi, emozionati, è per questo che si trovano lì; la maggior parte del pubblico non ricerca la perfezione nell’esecuzione.


5.POLITE, o le buone maniere: un inchino elegante e 'caldo' è il ringraziamento per le persone che ti applaudono mostrando quanto ti hanno apprezzato. Se hai iniziato da poco ad esibirti, non avere remore nel decidere a tavolino e provare anche questa parte finale di un concerto o di uno spettacolo: non è sempre detto che la spontaneità sia la nostra migliore possibilità. Gentilezza essenziale è ringraziare subito il pianista o i musicisti che ci hanno accompagnato e sostenuto nel viaggio appena compiuto, invitandoli ad alzarsi e a ricevere il grazie del pubblico.


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