Il pacchetto completo
- Anna
- 19 giu
- Tempo di lettura: 3 min
Quando si pensa a che cosa significhi davvero essere un’artista completa – o un artista completo – la risposta più sincera è anche la più impegnativa: tutto.
Non basta una voce ben educata, né una tecnica solida. Per affrontare il palcoscenico da solista con credibilità e autorevolezza, serve una combinazione di qualità che si costruisce nel tempo, con studio, esperienza e dedizione autentica.
Serve un insieme armonico di competenze: musicalità profonda, consapevolezza interpretativa, sensibilità poetica, presenza scenica, versatilità stilistica, intelligenza emotiva e tecnica, carisma e immaginazione. Non si tratta solo di eccellere, ma di esprimere sempre qualcosa di personale, di necessario, in ogni frase musicale.
Insomma, serve il “pacchetto completo”. Quali sono le componenti di questo bagaglio full-optional?
Ho trovato un bellissimo elenco delle qualità dell’interprete nel libro The Art of the Song Recital di Shirlee Emmons e Stanley Sonntag, pubblicato nel 1979 e a me molto caro.
Una voce ben educata e allenata, di naturale bellezza, con una vasta gamma di colori e l’abilità di tessere lunghe frasi senza grande fatica;
una solida musicalità, accompagnata da dedizione all'arte e da una sincera riverenza per il compositore (e spesso anche per il poeta);
la capacità di adattare i dettagli all'insieme musicale, la finezza nell’esecuzione vocale, musicale e drammatica;
intuito e immaginazione, che consentano una profonda penetrazione della musica e del testo;
versatilità di stili;
una personalità forte e carismatica;
flessibilità musicale e intellettuale;
fiducia in se stessi;
la capacità di lavorare contemporaneamente su più livelli;
la capacità di cogliere e interiorizzare ciò che è stato insegnato, per poi andare oltre, forgiandolo in uno stile e in una presenza originali e personali.
Si tratta di una lista di doti ideali, che può intimidire, ma non è tuttavia un insieme di obiettivi irraggiungibili: il solo aspirare a tali standard di eccellenza significa vivere una vita artistica e creativa profondamente felice. Essere poi all’altezza di questi ideali significa avere il potere di raggiungere il pubblico, di emozionarlo, di regalargli un’esperienza indimenticabile.

C’è, all’inizio del percorso, una tentazione forte: quella di rifugiarsi in ciò che viene meglio. Una voce naturalmente bella, un fraseggio istintivo, un certo carisma in scena – ognuna di queste qualità, presa singolarmente, può far credere di essere già “abbastanza”. Ma il nostro lavoro non cerca approssimazioni. Chi si affaccia con sincero desiderio al canto dovrebbe arrivare presto a capire che non si canta mai con una sola parte di sé, men che meno con delle semplici parti anatomiche: voce, corpo, mente e cuore sono chiamati insieme, ogni volta, a risuonare in armonia.
Formarsi e formare come interpreti è un processo minuzioso e profondissimo, come un lavoro di restauro: si tratta di riportare alla luce ogni dettaglio dell’opera, senza sovrascrivere il messaggio originario, ma permettendogli di brillare attraverso il proprio sguardo, la propria voce. È in questa tensione tra fedeltà e originalità che nasce l’autenticità.
Gli elementi che compongono il “pacchetto completo” sono in relazione tra loro: tecnica e musicalità, espressività e precisione, studio e intuizione non sono compartimenti stagni, ma si potenziano a vicenda. Comprendere le sottili relazioni tra tutte le componenti della nostra arte richiede tempo e grande dedizione, ma è anche una delle esperienze più trasformative e appaganti che la vita artistica possa offrire.
Ecco allora che il “pacchetto completo” non è un elenco di talenti da spuntare con ansia, ma una fioritura progressiva. La voce che sa attraversare lo spazio con la grazia di un’intenzione chiara; l’intelligenza musicale che non si accontenta di “funzionare”, ma cerca senso in ogni scelta; la capacità di dare corpo e respiro alla poesia e allo spartito. E poi, ancora, quella speciale, generosa apertura all’altro – al pubblico, ai partner musicali (primo fra tutti il pianista), al poeta – che distingue chi interpreta da chi semplicemente esegue.
Davvero la gioia di esibirsi con piena padronanza di sé e dei propri mezzi è una fonte profonda di senso, appagamento e pace.

Condivido queste riflessioni per chi sta già percorrendo questa strada e per chi, magari, è solo all’inizio e cerca una direzione.
Le dedico alle mie e ai miei studenti presenti, passati e (spero) futuri, con gratitudine, stima e fiducia.
Grazie a chi sceglie ogni giorno di portare avanti un’idea dell’arte fatta di ascolto, attenzione e autenticità.
Grazie anche a chi procede “a caso” o senza consapevolezza, perché mi insegna ad essere più creativa e più paziente e, soprattutto, mi ricorda che non tutto fiorisce subito e non tutto fiorisce per forza.
Comments