“...Un innato talento per la recitazione mi ha reso una cantante d’opera molto tempo prima che potessi scorgere e trovare la mia strada di liederista. Non si diventa liederisti solo con la tecnica e il “sentimento”: occorre capirne lo stile, renderlo proprio, compenetrarsi e perdersi nel Lied e nella sua atmosfera, padroneggiare l’espressività, infondere la propria esperienza di vita e trascenderla, portando il tutto ad un livello superiore di ri-creazione.”
Lotte Lehmann, nata nel 1888, è stata una delle più grandi interpreti del XX secolo, sui palcoscenici d’opera e nelle sale da concerto. Trascorse la prima metà della sua vita in Europa, perlopiù a Vienna (era nata a Perleberg, Prussia) e nel 1938 emigrò negli Stati Uniti, dove rimase fino alla morte, avvenuta nel 1976. Arturo Toscanini, Bruno Walter, Richard Strauss sono solo alcuni delle immense personalità musicali che ebbero parte attiva nella carriera e nella vita di Lehmann. Per conoscerla possiamo affidarci non solo alle validissime incisioni ufficiali, ma anche a suoi diversi scritti pubblicati e a molti documenti e preziose registrazioni amatoriali delle sue lezioni. Trascorse infatti gli ultimi 20 anni della sua vita dedicandosi all’insegnamento del canto, a Santa Barbara, sua residenza dopo il ritiro dalle scene.
Nell’introduzione al suo libro More than singing (tradotto in inglese da Francis Holden, psicologa e studiosa del genio in musica, compagna di Lotte a Santa Barbara dal 1939 sino alla sua morte), Lehmann spiega con grande chiarezza e lucidità in che cosa consista l’essere interpreti, rivolgendosi alle giovani generazioni e invitandole a non dimenticare mai l’importanza della creatività e del pensiero originale.
Ho tradotto e sintetizzato i alcuni punti salienti del suo pensiero.
Essere interpreti
Come si insegna a diventare interpreti? La comprensione di ciò che si canta è il passaggio essenziale che precede la riproduzione: occorre aiutare quindi a sviluppare la propria capacità di sentire e capire, nutrendo il pensiero originale e creativo.
L’imitazione ha molti limiti e, più spesso, è dannosa. Fondamentale è essere pronti al cambiamento e non costruire le proprie esecuzioni come se fossero scolpite nella pietra, ma farle ogni volta nascere dal proprio cuore vivo e pulsante, illuminate dall’ispirazione del momento.
Per arrivare a questo obiettivo le strade sono molteplici. Certo è che la preparazione tecnica è uno strumento basilare e non un obiettivo: il vero interprete ha completamente interiorizzato la tecnica vocale, ne ha fatto un modo di essere quasi inconscio.
Grigia è, mio caro amico, ogni teoria, verde è l'albero d'oro della vita. (Goethe, Faust)
Grigia è la tradizione nel canto, se diventa un sentiero obbligato da cui non si può in nessun modo deviare. L’espressività di un artista si nutre della tradizione, come un fiore effettivamente trae nutrimento dalle radici della pianta, ma fiorisce alla luce della propria anima!
Ne parliamo anche qui.
Che cos'è il Lied
Un Lied non è solo una melodia. Non posso iniziare a studiarlo senza chiedermi che cosa l’ha portato ad esistere: occorre ricercare con cura le idee e i sentimenti che si annidano nella poesia e che da essa hanno origine. Mi dipingo il Lied in modo così vivido da arrivare a sentire che sono in realtà il mio essere e la mia anima a crearlo!
L’armonia di un Lied si realizza compiutamente solo se il cantante e il pianista si trovano sulla stessa lunghezza d’onda e se ognuno esprime e sente la parte dell’altro oltre alla propria. Il cantante è dentro la parte pianistica, la canta; il pianista ha conoscenza e profondo sentimento non solo della melodia, ma delle parole e del mood che si fondono con la voce.
Canto e immaginazione
Non è solo la voce a cantare, ma tutto il corpo. Gli occhi cantano, il corpo intero è animato dal ritmo della musica, le mani cantano. Non gesti artificiali o distraenti perché eccessivi, ma presenza vitale che nasce dal sentire ciò che si fa con ogni terminazione nervosa.
Chi non è dotato di un’immaginazione vivida dovrebbe fare ogni possibile esercizio per svilupparla, con la recitazione, per esempio: se si impara a sentire come un’emozione possa essere espressa senza la musica (o anche senza le parole) diventa più facile trasferire questa abilità nel canto, per scoprire che le possibilità espressive sono davvero infinite e non si esauriscono nello spazio tra un piano e un forte.
Il fraseggio e l'unione di parola e musica
Fraseggiare non è semplicemente ‘procedere’, andare avanti con la frase musicale. Ogni frase va cantata usando flessibilità e evitando di dare lo stesso peso a tutte le parole, non è sufficiente dosare il fiato per esporre una frase rotonda e compiuta. Partendo dalla lettura ad alta voce della poesia si deve comprendere ed enfatizzare ciò che è essenziale e trovare il modo di rendere sussidiario tutto ciò che nel testo ha semplice valore di connessione.
Ogni nuova frase deve avere un nuovo inizio, un pensiero rinnovato che vive e respira, pur se connesso alla frase precedente da cui prende origine.
Create ogni nuovo pensiero come se avesse appena preso vita in voi stessi, lasciatelo sorgere dalla vostra interiorità.
La musica eleva la poesia, riscalda il freddo delle parole nude, che trasfigura in una nuova bellezza. Compito del cantante è convincere l'ascoltatore che la poesia non ha perso bellezza diventando musica, ma, nobilitata, è rinata con nuovo splendore.
Recita la poesia quando canti, canta la musica quando reciti i versi. La perfezione nasce dall’ eguale valore di entrambi i processi creativi.
Anche qui riflettevamo sull'unione di musica e poesia
Marilyn Horne così parlava di Lotte Lehmann, sua insegnante, intervistata prima di un recital a Santa Barbara:
...aveva in sè incredibile fantasia e creatività…mi ha davvero mostrato…ciò che un Lied (song) può essere. È una storia completa, dalla prima all’ultima nota del pianoforte. Mi ha insegnato come una semplice song, una piccola entità, ha in sé almeno quanto una grande scena o una grande opera. Ha un'intera storia da raccontare!
Per approfondire:
Lotte Lehmann League : un vero tributo e una miniera infinita di informazioni sulla vita e la carriera dell'artista, ad opera di Gary Hickling.
Il libro More than singing -The interpretation of songs è stato pubblicato nel 1945 da Boosey & Hawkes e ristampato da Dover nel 1985.
Lehmann amava anche dipingere. Qui le sue illustrazioni del ciclo di Lieder Winterreise
Tanto si può ascoltare su Youtube e in CD. Propongo qui il suo recital di addio alle scene, del 1951. Non ci sono immagini, ma nel canto tutto è visibile e il silenzio religioso del pubblico rende ancora più commovente questo intenso recital.
Il pianista è Paul Ulanowsky, grandissimo musicista e insegnante, che collaborò con Lehmann per 15 anni e con lei incise , tra le altre cose, Winterreise di Schubert.
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